Colori d'autunno

Colori d'autunno
“ Storie che vanno via veloci disperdendosi al vento come fili di fumo. Il fumo è testimone di un fuoco. La legna finisce, il fuoco si spegne. Rimane l’odore del fumo, che è ricordo. Del fuoco resta la cenere, che è memoria. Rovistando tra la cenere si pensa al fuoco che fu. Ricordare fa bene, è un buon allenamento per resistere e tirare avanti.” (Mauro Corona)

venerdì 22 agosto 2014

LA NATURA CHE NON T’ASPETTI


Il lago della Costa e, sullo sfondo, il M.Cero, Calaone, M.Castello e M.Cecilia
                                                                                      

Nel mio peregrinare solitario attraverso i lussureggianti e soleggiati sentieri degli Euganei, ho potuto costatare come, a volte, la natura possa metterci di fronte a scenari così singolari e sorprendenti da lasciarci, nello sguardo, incredulità e stupore. Una natura meravigliosa, inimmaginabile che, con improvvisi cambi di scena, sa avvolgerci in sensazioni singolari e uniche. Primi giorni di agosto. Anna ed io approfittammo di una splendida domenica piena di sole per percorrere lo sconosciuto sentiero n. 7 che dalle amene rive del Lago della Costa, porta alle assolate alture del Monte Calbarina e del Monte Piccolo. Iniziammo l’itinerario salendo lungo una stradina sassosa costeggiando, sulla sinistra, la bella e verde pianura con il lago posto nel mezzo ad abbellire un ambiente già di per sé magico. Sulla destra, invece, ampie macchie di rovi colmi di more selvatiche invogliavano a fermarsi per raccoglierne il saporito frutto.

Cardo asinino
Qua e là, spuntava il colore violaceo – fucsia del Cardo asinino e il giallo vivo dell’Erba San Giovanni. Man mano che ci alzavamo di quota osservavo il Lago della Costa restringersi sempre più, fino a diventare una piccola pozzanghera in mezzo all’infinito verde dei campi. Il Monte Cero, il caratteristico campanile di Calaone, il Monte Castello e il Monte Cecilia, accompagnavano il mio sguardo lungo questo giardino campestre spontaneo di selvaggia bellezza. Più avanti, incontrammo un bivio che ci segnalava due alternative al percorso. La prima saliva in prossimità del Monte Piccolo, la seconda ci avrebbe portato all’umida zona rinaturalizzata di Corte Borin. Decidemmo per la seconda soluzione e, dopo aver percorso una ripida discesa, giungemmo finalmente in un angolo di paradiso che credevo esistesse soltanto nei depliant turistici: sembrava di stare in una sperduta località montana, con il laghetto contornato da una natura verde e rigogliosa, un ponticello di legno che dava la possibilità di inoltrarsi fino alla sommità del laghetto e oltre, così da ammirare tutta la sua superficie. Rimasi per un attimo assorto da quello spettacolo naturale che mi si presentava davanti agli occhi. Non riuscivo a credere che posti del genere esistessero anche nei Colli Euganei.

Entrata al laghetto di Corte Borin


Tirai fuori la mia reflex e iniziai a immortalare quel luogo incantato. Anna, intanto, era andata a esplorare il sentiero che ci avrebbe permesso di continuare l’itinerario. Proseguimmo per un largo camminamento d’erba rasa che faceva da spartiacque a dei filari di vigne sulle quali s’intravedevano rigogliosi grappoli d’uva bianca quasi pronti per la prossima vendemmia. Oltrepassato l’arioso tratto, c’inoltrammo in un’ombrosa strada asfaltata che ci condusse nuovamente a intraprendere il sentiero principale abbandonato poco prima per deviare verso Corte Borin.

Biotopo di Corte Borin
Ora camminavamo in piano, seguendo una striscia di terra battuta, immersi in una folta vegetazione che avvolgeva di dolci fragranze il nostro respiro. Fioriture di Vedovina e Fiordaliso vedovino, attiravano il frenetico svolazzare dell’Argynnis adippe che, una volta trovato il fiore adatto da suggere, se ne stava immobile per qualche secondo, giusto il tempo perché potessi fotografarla. Mi persi come un bambino a immortalare le sue evoluzioni, a seguire qua e là i suoi spostamenti mentre, più avanti, Anna mi malediva per le mie continue soste: che ci posso fare, è più forte di me! Quando la natura ti offre certi spettacoli, è difficile resisterle o provare indifferenza. Sono regali che essa ci fa e che vanno goduti fino in fondo. A un certo punto sentii vibrare il cellulare. Era Anna che spazientita mi mandava un messaggio “minatorio” che m’intimava a sollecitare il ritmo dei miei passi. Abbandonai, nell’elegante librare, le mie amiche farfalle continuando, con andatura sostenuta, il mio cammino.

Calacatreppola ametistina
Raggiunsi Anna che, nascosta all’ombra di un albero, mi stava aspettando spazientita. Nel suo sguardo capii che mi conveniva stare zitto e procedere in silenzio. Il paesaggio, nel frattempo, era cambiato. Era diventato più arido e selvaggio e la presenza della Calcatreppola ametistina, me ne dava conferma. L’aria profumava di odori acri. Il caldo accentuava ancor di più la fatica per la costante salita che dovevamo affrontare sotto un sole cocente. Mi venne quasi il sospetto di non essere sui Colli Euganei, ma di camminare tra i riarsi sentieri di terre primitive, dove tutto è lontano e indefinito. In quel tratto di natura, un tocco di grazia lo davano i delicati colori violacei della Campanula glomerata e quelli lilla della Cicoria comune. Alla mia sinistra il Monte Cero, Calaone, il Monte Castello e il Monte Cecilia stavano lì, a seguire i miei passi, come attente sentinelle. Al termine della salita giungemmo finalmente in un tratto pianeggiante, dove ci dissetammo a dovere. Riprendemmo il percorso seguendo un esposto sentiero protetto da una staccionata che ne delimitava il margine. Da qui il panorama diventava ancor più affascinante. Lo sguardo si perdeva nell’infinità della pianura con il Lago della Costa che rispecchiava, nelle sue placide acque, la vegetazione circostante. Mi posai sulla staccionata ad ammirare in silenzio quel pezzo di paesaggio che, nella fantasia, tramutai in un dipinto. Ecco la natura che non t’immagini! Scenari meravigliosi che t’immobilizzano gli occhi, facendoti vagare oltre i tuoi pensieri, in una dimensione in cui, natura e bellezza si fondono in un’unica emozione. Un improvviso alito di vento dava sollievo ai nostri volti perlati di sudore. Mi staccai dalla staccionata e, insieme con Anna, ripresi il cammino. Eravamo arrivati alla sommità del Monte Calbarina, ora non ci restava che prendere la via del ritorno.

Veduta sul M.Cero, Calaone, M.Castello e M.Cecilia

Tornammo indietro ripercorrendo per qualche metro l’esposto sentiero, iniziando poi a discendere costantemente quello che portava al Monte Piccolo, arrivando infine al bivio per il Biotopo di Corte Borin. Un giro ad anello bellissimo, nonostante la bassa quota, che mi ha lasciato dentro il desiderio di rifarlo nuovamente, magari in una stagione diversa, con nuovi colori, nuove emozioni. Scendemmo la lunga strada sassosa che ci avrebbe fatto arrivare alla macchina. Prima, però, volevo togliermi un’ultima curiosità. All’andata avevo notato, in un tratto di sentiero sottostante a quello principale, una variegata macchia colorata di fiori di campo che aveva attirato la mia attenzione. Incuriosito, andai in perlustrazione e quando fui nei pressi, mi sembrò di immergermi in una tavolozza impregnata di vivaci colori. Vi era una tale varietà di fiori che veniva voglia di coglierli tutti per farne una composizione. Tra tutti, spiccava il rosa carico della Cicerchia silvestre, il giallo cadmio dell’Erba San Giovanni e il bianco della Cespica annua. Altri fiori e altre tonalità riempivano di grazia quell’oasi naturale, tanto che ebbi l’impressione di trovarmi immerso in un enorme giardino campestre. Arrivai alla macchina, ubriaco di colori e sensazioni, vissute in una giornata in cui, la natura, mi aveva lasciato ancora una volta una traccia indelebile di sé e della sua infinita bellezza.

 "...il M.CeroCalaone, il M.Castello e il M.Cecilia stavano lì, a seguire i  miei passi, come attente sentinelle." 



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LA  NATURA  VA  IN  SCENA



     
                                                                   
   Bivio sentiero n.7 M.Calbarina - M.Piccolo



                  Paesaggio euganeo               



Erba San Giovanni



Cicerchia Silvestre



Particolare Cicerchia silvestre



Particolare dell'Allium carinatum o Aglio delle streghe



Argynnis adippe su Vedovina



Argynnis adippe su Fiordaliso vedovino



Leptidea sinapis



Lasiommata megera



Polyommatus icarus



Hipparchia fagi



Campanula glomerata



Vedovina



Dolce nettare



Calcatreppola ametistina








"Camminerò sui tuoi sentieri, lasciandomi sfiorare da tenui sospiri. Osserverò le tue meraviglie, con gli occhi incuriositi di un bambino. M’inoltrerò tra gli ombrosi boschi, quando l’aria odorerà d’umida terra.   E quando, esausto, poserò le mie stanche membra sul tuo fertile ventre, sarà ancor più bello addormentarsi, accompagnato dal dolce suono della tua eterna voce." (M.G.)






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